Diego Simeone noticia. BCC

 

“Per come stava in campo, si sapeva che il Cholo sarebbe diventato un grande allenatore”. E come stava in campo, Diego Simeone? Alla grande. Corsa, grinta, pressing, cattiveria, incursioni in zona gol per colpire al momento giusto. Praticamente, una fotocopia del suo Atletico che il 28 maggio si giocherà la Champions per la seconda volta in tre anni, a Milano, nel suo San Siro.

GLI INIZI — Già, perché il Cholo in quello stadio ha vissuto momenti indimenticabili, come ripete spesso lui stesso. Dal ’97 al ’99, erano gli anni di Ronaldo il Fenomeno e dell’Inter di Simoni che sfiorò lo scudetto e alzò la Coppa Uefa ’98. Ma la storia di Simeone in Italia comincia molto prima, nel 1990, quando Romeo Anconetani, presidente del Pisa, lo porta in Italia appena 20enne, acquistandolo dagli argentini del Velez. Il Cholo lotta e pressa già a mille, nonostante sia solo un ragazzo, e segna pure, ma la squadra retrocede: lui la segue anche in B. Poi inizia la spola che lo porterà dalla Spagna all’Italia e viceversa, tra campo e panchina. Dalla Liga vinta nel 1995-96 con l’Atletico Madrid – la butta dentro 12 volte, è il vice-capocannoniere dei Colchoneros dopo Penev (16 gol)! – allo scudetto del 1999-2000 con la Lazio di Eriksson, la bacheca di casa Simeone comincia a riempirsi di trofei: saranno sette, a fine carriera. Due con gli spagnoli, cinque con le italiane.

DA CATANIA A MADRID — Talento tanto precoce in campo quanto in panchina: il suo primo titolo da allenatore, Simeone lo vince nel 2006 a 36 anni, riportando l’Estudiantes in cima all’Argentina dopo 23 anni di attesa. Anche Juan Sebastian Veron, altro grande ex di Inter e Lazio che con il Cholo ha condiviso le imprese in biancoceleste e che agli ordini del Cholo trionfa da protagonista in quell’anno magico, ne riconosce le doti di condottiero (“È stato bravissimo, ha dato una chance a tutti”) e pronostica: “Io credo che Diego abbia un grande futuro come tecnico”.

Da buon porteño, Simeone vince pure nella sua Buenos Aires, con il River Plate (anche se la seconda stagione con i Millionarios è disastrosa). Italia-Spagna, ci risiamo: nel 2011 Pulvirenti e Lo Monaco lo chiamano a Catania, c’è da sostituire Giampaolo e salvare la squadra. Il Cholo riparte a fari spenti, come ai tempi del Pisa, ma stavolta la missione riesce. I siciliani si salvano e Simeone stabilisce il nuovo record di punti rossazzurro in A, 46. Il resto è storia, con i trionfi sulla panchina dell’Atletico. “Ma il mio meglio come allenatore l’ho dato a Catania – ha raccontato lui qualche anno fa -, lì sono cresciuto tra le difficoltà che avevamo con l’obiettivo di non retrocedere”. I suoi Saul, Koke, e Griezmann a quei tempi si chiamano Schelotto, Lodi, Berghessio. Sacrificio, fase difensiva curata nei minimi particolari, ripartenze letali: sì, quel Catania organizzato e devoto al suo comandante era la versione beta del Cholismo che oggi vuol fare la rivoluzione. E dopo la rivoluzione, sarà di nuovo Italia?